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Toscana in rete per la lingua di Dante: un Festival per rilanciare l’italiano tra passato e futuro

Un Festival che celebra la lingua italiana in una terra, la Toscana, che è considerata la sua culla; un itinerario sulla lingua di Dante fra passato, presente e futuro, senza dimenticare il contributo delle tante altre “lingue” presenti sul nostro territorio. Stiamo parlando del Festival dell’italiano e delle lingue d’Italia, giunto quest’anno alla sua seconda edizione: ad accoglierlo a inizio aprile è stata la città di Siena, punto di partenza e di arrivo di un percorso culturale sulla storia dell’italiano. “Il progetto nasce nel 2017 in occasione delle celebrazioni del centenario della Scuola di lingua italiana per Stranieri – racconta il direttore artistico Massimo Arcangeli – e fa parte di una rete di altri Festival in tutta l’Italia centrale che fissa un cammino che arriva in Toscana”. Un viaggio che però non finisce a Siena, ma che è destinato a coinvolgere negli anni altre realtà: il progetto, infatti - promosso dall’Università per Stranieri, dal Comune di Siena e dalla Regione Toscana - punta a fare della città di Siena il centro strutturale di una manifestazione annuale che potrà coinvolgere le tre città della Toscana sede di altrettante università (Firenze, Arezzo, Pisa), ma anche altre regioni, città, cittadine e borghi italiani disposti a realizzare un percorso tematico comune. “Stiamo costruendo una vera e propria rete – spiega Arcangeli -. Quest’anno abbiamo scelto di nuovo Siena come luogo per l’evento ma già dal prossimo anno cercheremo di estendere gli eventi ad altre città toscane non escludendo nessun soggetto, coinvolgendo le università e altre istituzioni che via via individueremo”. Un invito a fare sistema per la cultura e la lingua italiana, una “chiamata all’appello per tutti i soggetti disposti a sposare un progetto che quest’anno ha ottenuto risultati notevoli”, prosegue il direttore artistico del Festival, linguista, sociologo della comunicazione, critico letterario e scrittore.

L'italiano che fa la differenza - Laboratori, incontri, conferenze e ospiti di alto livello: il Festival dell’italiano e delle lingue d’Italia è stato all’altezza delle aspettative. “È andata molto bene – sottolinea Arcangeli - c’è un’attenzione vigile sull’italiano e c’è tanto entusiasmo, soprattutto quando si tratta di temi sensibili come il linguaggio di genere, la lingua delle migrazioni e quella della costituzione”. Tutti temi attualissimi, nei quali “l’italiano fa la differenza – continua -. Punteremo anche nelle prossime edizioni su questa prerogativa di coinvolgere l’italiano contemporaneo in tutti gli aspetti senza dimenticare il passato”. Un altro tema che si cercherà di sviluppare il prossimo anno è quello che intreccia lingua italiana e nuove tecnologie: “L’italiano è alla prova dei nuovi strumenti tecnologici”, afferma Arcangeli rilevando “un’esplosione della scrittura. Non abbiamo mai scritto come in questi ultimi 10-15 anni, anche grazie ai social che non devono essere sempre demonizzati”. Spazio anche all’universo dei dialetti, anzi alle “lingue d’Italia”: “noi le abbiamo chiamate appositamente così perché spesso si parla di dialetti squalificandoli. In realtà hanno la stessa dignità di una lingua soprattutto se hanno una storia ricca di testi letterari, come il romanesco o il milanese, ecco perché abbiamo voluto attribuire l’ ‘etichetta’ di lingua ai tanti dialetti della nostra lingua”.

Verso una scuola italiana a Bruxelles - Ma c’è anche un altro aspetto di cui si è discusso ampiamente a Siena, e cioè del ruolo - e del futuro - dell’italiano nel mondo. “La nostra lingua all’estero potrebbe avere senz’altro sorti migliori delle attuali – sottolinea Arcangeli -, ma tutto sommato l’italiano resiste. In alcuni luoghi ha una presenza in risalita come negli Stati Uniti, in Canada, in Giappone o in Cina, ma soffre per esempio in Europa orientale”. Ma qualcosa si sta muovendo nel cuore del vecchio continente: “Dal prossimo autunno a Bruxelles – annuncia il direttore artistico del Festival - nascerà un asilo destinato agli italiani, che sarà il primo passo per la nascita di una vera e propria scuola europea a Bruxelles nella quale una delle lingue che si insegneranno sarà l’italiano”. Tutto questo “grazie alla collaborazione di un gruppo di imprenditori che hanno sposato il progetto – conclude Arcangeli -. È paradossale che uno dei paesi fondatori dell’Ue non abbia una scuola italiana. Il progetto, però, è più ambizioso: punta infatti ad aprire un liceo italiano a Bruxelles, ci sto lavorando da un po’ di anni”.

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